<% %> Infodiabetes.it - Congresso ADA 2003
 




June 13 - 17, 2003, New Orleans, Louisiana

Clinical news

 

 
  16 giugno
Il topiramato migliora la neuropatia periferica e la sindrome metabolica
Il rosiglitazone riduce il rischio di ristenosi nei pazienti diabetici
La dieta e l'esercizio fisico possono ridurre il rischio CVD nei pre-diabetici
Il controllo intensivo precoce del diabete si associa ad una minore calcificazione coronarica
Il ginseng può aiutare a controllare la glicemia
  17 giugno
Il trapianto di pancreas nei pazienti diabetici rimane controverso
Monitoraggio continuo della glicemia utile coadiuvante della glicemia al dito
L'insulina assunta per via orale non previene lo sviluppo di diabete nei soggetti a rischio
Molti pazienti diabetici non osservano le prescrizioni mediche
Iniziare una terapia insulinica sembra aumentare il rischio di scompenso cardiaco congestizio
Un nuovo agente derivato dal veleno aiuta a controllare i livelli glicemici
Un vaccino rallenta la progressione del diabete di tipo 1
Prosegue la prescrizione inappropriata di metformina in pazienti ospedalizzati
 

 

 

 

16 giugno


Il topiramato migliora la neuropatia periferica e la sindrome metabolica

16 giugno 2003 (Medscape) - Il Dott. Vinik (Norfolk, Virginia, USA) ha presentato i risultati di un piccolo studio pilota condotto con l'anticonvulsivante topiramato su 11 pazienti affetti da neuropatia diabetica periferica. L'utilizzo della molecola a dosi gradualmente crescenti (fino a 100 mg/die) per un periodo di circa 4 mesi ha consentito di ottenere non solo l'attenuazione della sintomatologia legata alla neuropatia e il miglioramento di alcuni indici oggettivi della funzionalità nervosa, ma anche di ridurre - nei pazienti analizzati - la colesterolemia totale (10%), la glicemia e la pressione arteriosa diastolica (10%), inducendo inoltre un significativo calo ponderale. Tali risultati indicherebbero che il trattamento è in grado di agire direttamente sulle basi biologiche della patologia, piuttosto che trattarne i sintomi. Eugene Barrett, presidente entrante dell'ADA, pur ritenendo tali dati estremamente interessanti, ha invitato alla prudenza riguardo alle conclusioni sul miglioramento dell'insulino-resistenza, dato il piccolo campione di pazienti esaminato.
(Copyright © 2003 Medscape Inc..)

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Il rosiglitazone riduce il rischio di ristenosi nei pazienti diabetici
16 giugno 2003 (Medscape) - Uno studio condotto da ricercatori coreani su 73 pazienti diabetici sottoposti a intervento di stenting indica che, al follow-up a 6 mesi, il rischio di ristenosi dello stent è sensibilmente inferiore nei pazienti ai quali è stato aggiunto rosiglitazone alla terapia ipoglicemizzante convenzionale (11,4% vs. 44,7%). Nel gruppo trattato con rosiglitazone si sono osservati livelli plasmatici significativamente inferiori di proteina c-reattiva, rispetto al placebo, lasciando ipotizzare che l'effetto della molecola possa essere determinato da un'interferenza sul processo infiammatorio alla base della ristenosi. I risultati sono particolarmente interessanti, considerando il fatto che due pazienti diabetici su tre sviluppano una malattia cardiovascolare, e che il tasso di ristenosi di uno stent impiantato in pazienti diabetici è per lo meno doppio rispetto alla popolazione generale.
(Copyright © 2003 Medscape Inc..)

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La dieta e l'esercizio fisico possono ridurre il rischio CVD nei pre-diabetici
16 giugno 2003 (Medscape) - Un'analisi dei dati di follow-up del Diabetes Prevention Program (DPP) indica che la dieta e l'esercizio fisico potrebbero essere più efficaci di un intervento farmacologico nel ridurre il rischio cardiovascolare in pazienti con alterata tolleranza al glucosio. I dati, presentati da Steven M. Haffner (San Antonio, Texas, USA), fanno seguito ai risultati del DPP pubblicati lo scorso anno, secondo i quali la modificazione dello stile di vita era in grado di ridurre del 58% il rischio di sviluppare il diabete in una popolazione di 3234 persone in sovrappeso, mentre l'assunzione di metformina riduceva il rischio del 31%. La nuova analisi indicherebbe che dieta ed esercizio fisco riducono, più della metformina, parametri indiretti della patologia cardiovascolare, come alcuni indici di flogosi (proteina c-reattiva, fibrinogeno e TPA). La modificazione dello stile di vita sarebbe pertanto in grado di ridurre non solo il rischio di sviluppare il diabete, ma anche le sue complicanze.
(Copyright © 2003 Medscape Inc..)

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Il controllo intensivo precoce del diabete si associa ad una minore calcificazione coronarica
16 giugno 2003 (Medscape) - In base ai dati relativi al follow-up a 7-9 anni dello studio multicentrico Epidemiology of Diabetes Interventions and Complications (EDIC) [effettuato con 1150 pazienti affetti da diabete di tipo 1 prelevati dalla coorte originaria dello studio DCCT] un precoce controllo glicemico intensivo in pazienti affetti da diabete di tipo 1 è associato ad una successiva ridotta calcificazione coronarica e ad una progressione considerevolmente minore di patologia microvascolare. I dati raccolti supportano il ruolo dell'iperglicemia nella patologia cardiovascolare nel diabete di tipo 1, in maniera simile al suo ruolo nella patogenesi delle complicanze microvascolari.
(Copyright © 2003 Medscape Inc..)

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Il ginseng può aiutare a controllare la glicemia
16 giugno 2003 (Medscape) - Stando a quanto suggerito da due studi presentati da ricercatori dell'Università di Toronto (Canada), il ginseng rosso americano e coreano può favorire la normalizzazione dei livelli di glucosio nel sangue e migliorare la secrezione e la sensibilità insulinica in pazienti affetti da diabete di tipo 2. I risultati del primo studio (in doppio cieco, placebo-controllato, crossover-designed con 30 pazienti affetti da diabete ben controllato) indicano che l'aggiunta del ginseng alla terapia ipoglicemizzante orale o alla sola dieta può contribuire a ridurre la glicemia, suggerendone la complementarietà. Con il secondo studio, condotto secondo lo stesso disegno del primo, e che ha coinvolto 19 pazienti con diabete ben controllato, si è dimostrato che il ginseng rosso coreano migliora la secrezione e la sensibilità insulinica, con un'interferenza sulla funzione epatica, renale, sull'emostasi e sulla pressione sanguigna pari al placebo. Si tratta di studi preliminari che necessitano di ulteriori sviluppi, ma si è suggerito, visto che 3 pazienti su 4 fanno uso di prodotti erboristici, che i medici dovrebbero interrogare i propri pazienti diabetici su tale uso di terapie complementari per poter eventualmente aggiustare le dosi dei farmaci standard.
(Copyright © 2003 Medscape Inc..)


17 giugno

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Il trapianto di pancreas nei pazienti diabetici rimane controverso
17 giugno 2003 (Medscape) - Con sorpresa degli stessi ricercatori, i risultati di un'analisi retrospettiva presentata dal Dott. Jeffrey M. Venstrom (Nashville, Tennessee, USA) evidenziano che la sopravvivenza a lungo termine dei pazienti diabetici con una funzione renale normale sottoposti a trapianto pancreatico sembra essere inferiore a quella di pazienti nelle stesse condizioni ancora in lista d'attesa, in terapia convenzionale. Tali risultati non deriverebbero dalla pericolosità intrinseca della procedura di trapianto, che viceversa ha una bassa mortalità, ma dall'inaspettatamente alta sopravvivenza dei pazienti ancora in lista d'attesa. Secondo questi dati, più dell'80% dei pazienti diabetici che ricevono un pancreas nuovo sono insulino-indipendenti a un anno. Nonostante il numero di procedure aumenti annualmente, il trapianto di pancreas nei pazienti diabetici con funzione renale normale rimane controverso. Circa il 5% dei pazienti decede entro l'anno. I ricercatori hanno confrontato le percentuali di sopravvivenza a quattro anni di pazienti sottoposti a trapianto di pancreas e pazienti ancora in lista d'attesa. Secondo tale studio, i pazienti sottoposti a trapianto simultaneo di pancreas e reni avevano una probabilità di sopravvivenza maggiore a quattro anni rispetto a pazienti non sottoposti a doppio trapianto. Tuttavia, i pazienti sottoposti unicamente a trapianto pancreatico avevano una probabilità di decesso entro quattro anni 2,4 volte superiore rispetto a coloro ancora in lista d'attesa, mentre quelli sottoposti a trapianto di pancreas dopo trapianto di reni avevano un rischio di mortalità maggiore del 60% entro i quattro anni successivi se paragonati ai pazienti in attesa per la stessa procedura.
Secondo il Dott. Rainer Gruessner (Minneapolis, Minnesota, USA), moderatore della sessione, i risultati dello studio sono ingannevoli perché danno l'impressione che il trapianto di pancreas possa essere pericoloso, mentre "ora possiamo sottoporre a trapianto i pazienti più gravi […], la loro qualità di vita migliora e i pazienti diventano insulino-indipendenti dopo il trapianto".
(Copyright © 2003 Medscape Inc..)

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Monitoraggio continuo della glicemia utile coadiuvante della glicemia al dito
17 giugno 2003 (Medscape) - Secondo i risultati di uno studio randomizzato condotto su 128 pazienti affetti da diabete di tipo 1, presentati dal Dott. Bruce W. Bode (Atlanta, Georgia, USA), gli aggiustamenti della terapia insulinica basati anche sull'utilizzo del monitoraggio continuo della glicemia migliorano il controllo glicemico con una minore incidenza di ipoglicemie rispetto agli aggiustamenti basati sul semplice monitoraggio della glicemia al dito.
Un sensore del glucosio posto sotto la cute registrava 288 misurazioni della glicemia nelle 24 ore fino a 3 giorni, fornendo informazioni 72 volte maggiori rispetto alla puntura del dito 4 volte al giorno. Dopo 12 settimane, in entrambi i gruppi i livelli di HbA1c erano notevolmente diminuiti, ma nel gruppo con monitoraggio continuo erano ridotte anche la frequenza (p=0,005) e la durata degli episodi ipoglicemici (p=0,02). Il sistema di monitoraggio continuo è inteso per un utilizzo periodico, e non quotidiano. Affiancare al metodo tradizionale di rilevazione della glicemia occasionali misurazioni continue, secondo il Dott. Bode, aiuterà i medici ad operare migliori aggiustamenti della terapia.
(Copyright © 2003 Medscape Inc..)

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L'insulina assunta per via orale non previene lo sviluppo di diabete nei soggetti a rischio
17 giugno 2003 (Medscape) - Dosi d'insulina per via orale somministrate a soggetti con rischio moderato di sviluppare diabete di tipo 1 [parenti di primo grado di pazienti ai quali era già stato diagnosticato un diabete insulino-dipendente] sembrano non poter ritardare o prevenire l'insorgenza della patologia, secondo i risultati del Diabetes Prevention Trial-Type 1, presentati dal Dott. Jay Skyler (Miami, Florida, USA). Due anni fa, i risultati ottenuti dall'équipe del Dott. Skyler dimostrarono che insulina iniettiva era inefficace nella prevenzione del diabete di tipo 1 in soggetti a rischio moderato. Lo studio insulina per via orale verso placebo, condotto su 372 soggetti dai 3 ai 45 anni, ha testato l'ipotesi che l'insulina così assunta potesse neutralizzare la distruzione autoimmune delle cellule beta. Dopo una media di 4,3 anni, circa il 35% dei soggetti in entrambi i gruppi avevano sviluppato diabete di tipo 1. Il Dott.. Skyler non esclude la possibilità che il fallimento della terapia possa dipendere dall'utilizzo di dosi inadeguate.
(Copyright © 2003 Medscape Inc..)

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Molti pazienti diabetici non osservano le prescrizioni mediche
17 giugno 2003 (Medscape) - Secondo i risultati di una revisione sistematica sulla compliance alla terapia, condotta e presentata dalla Dott.ssa Joyce A. Cramer (New Haven, Connecticut, USA), la percentuale di pazienti affetti da diabete di tipo 1 o 2 che non segue gli schemi terapeutici prescritti è piuttosto alta: in media i pazienti assumono il 74% dei farmaci orali loro prescritti, e la compliance è tanto più ridotta quanto più è complicato lo schema terapeutico. La compliance riferita all'insulina è persino più bassa di quella ai farmaci per os, soprattutto tra i pazienti diabetici più giovani: i pazienti assumerebbero solo un terzo delle dosi di insulina prescritte.
Bassi tassi di compliance alla terapia sono associati a più elevati livelli di HbA1c e a costi per la salute pubblica maggiore. Secondo la Dott.ssa Cramer, sarebbe importante, soprattutto nei pazienti con diabete non compensato, utilizzare sistemi elettronici di monitoraggio dell'assunzione della terapia (quale il MEMS, Medication Event Monitorino System, che registra ogni volta che il paziente apre il contenitore del farmaco prescrittogli), per dimostrare al paziente che ha saltato delle dosi.
(Copyright © 2003 Medscape Inc..)

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Iniziare una terapia insulinica sembra aumentare il rischio di scompenso cardiaco congestizio

17 giugno 2003 (Medscape) - I dati di uno studio osservazionale, condotto dal Dott. Gregory A. Nichols (Portland, Oregon, USA) e colleghi, suggeriscono che l'inizio di una terapia anti-iperglicemica si associ a una maggior incidenza di scompenso cardiaco congestizio (CHF). Secondo tale studio, che ha confrontato i tassi d'insorgenza di CHF in concomitanza all'inizio di terapia con sulfonilurea, metformina o insulina, singolarmente o in combinazione, in 4356 pazienti diabetici senza una precedente storia di CHF, la terapia insulinica può aumentare la ritenzione di liquidi, e quindi contribuire allo sviluppo di CHF. Il follow-up medio di 22 mesi ha registrato 195 casi di CHF soprattutto tra i soggetti ai quali era stata somministrata insulina, da sola o in combinazione con sulfonilurea o metformina, risultato che ha sorpreso lo stesso Dott. Nichols. Il quale
ha sottolineato anche il possibile ruolo protettivo della metformina, nonostante non se ne conosca l'esatta ragione.
(Copyright © 2003 Medscape Inc..)


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Un nuovo agente derivato dal veleno aiuta a controllare i livelli glicemici

17 giugno 2003 (Medscape) - L'exenatide, un nuovo farmaco sperimentale derivato dal veleno di una lucertola velenosa, può favorire il controllo dei livelli glicemici in pazienti affetti da diabete di tipo 2 non controllati dalla terapia orale. L'efficacia dell'exenatide sulla riduzione dell'HbA1c è stata dimostrata da uno studio open-label in fase III, presentato dal Dott. Alain Baron (San Diego, California, USA) e realizzato su 63 pazienti, che durante le 24 settimane di durata dello studio hanno perso inoltre una media di 1,8 kg. "L'unico altro agente ad efficacia equivalente, l'insulina", ha detto, "è associato ad aumento ponderale e ad un maggior rischio di ipoglicemie.
L'exenatide, capostipite di una nuova classe di agenti conosciuta come farmaci basati sul glucagon-like peptide-1, aumenta la secrezione di insulina dalle cellule beta pancreatiche su richiesta, quindi solo quando i livelli di glicemia sono elevati, non accrescendo il rischio di ipoglicemie; inoltre, essendo somministrata a dosi fisse, non necessita di aggiustamenti posologici legati al cibo assunto e al consumo calorico durante la giornata.
I medici presenti al meeting hanno espresso entusiasmo riguardo le potenzialità del farmaco nella gestione dei pazienti diabetici di difficile compenso, e il Dott. Barrett, presidente entrante dell'ADA, ha affermato che l'exenatide è una delle novità più interessanti presentate al convegno di quest'anno. Unico inconveniente dell'exenatide è che può essere somministrato unicamente per via iniettiva. Questo farmaco, oltre a migliorare la secrezione insulinica, sopprime la secrezione inappropriatamente elevata di glucagone e rallenta la velocità di svuotamento gastrico. L'effetto collaterale più frequente, manifestatosi nel 27% dei pazienti dello studio, è stata la nausea, da media a moderata, che peraltro scompare nel tempo. Il farmaco pare sicuro e ad azione prolungata. A Parigi, durante l'International Diabetes Federation Congress che si terrà a fine agosto, saranno presentati i risultati preliminari di diversi studi in fase III di exenatide verso placebo.
La società produttrice prevede di proporre il farmaco alla FDA nel 2004; l'exenatide sarà disponibile in una penna lunga 88 mm con un ago da 31G, con una dose sufficiente per un mese di trattamento.
(Copyright © 2003 Medscape Inc..)

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Un vaccino rallenta la progressione del diabete di tipo 1

17 giugno 2003 (Medscape) - I risultati preliminari di uno studio clinico, condotto su 47 adulti con recente diagnosi di diabete di tipo 1 a insorgenza tardiva e presentati dal Dott. Daniel Kaufman (Los Angeles, California, USA), indicano che un vaccino sperimentale basato sull'antigene GAD (glutammato-decarbossilasi), e mirante ad indurre tolleranza immunologica, potrebbe essere in grado di arrestare la progressione del diabete di tipo 1.
Il vaccino, iniettato a 4 differenti dosi fino a 3 volte in un periodo di 6 mesi, ha prolungato nei pazienti la capacità residua di produrre insulina, rispetto al placebo, senza manifestare effetti collaterali. Secondo gli autori, l'efficacia potrebbe essere superiore nei pazienti giovani, con patologia non ancora in fase avanzata.
I ricercatori della University of California, Los Angeles, dopo aver scoperto che il target autoimmune nei pazienti affetti da diabete di tipo 1 potesse essere il GAD delle cellule pancreatiche produttrici di insulina, avevano sviluppato un test diagnostico che individua i soggetti che stanno sviluppando un diabete di tipo 1 basandosi sulla concentrazione degli autoanticorpi ematici anti-GAD. Ci si aspetta di poter utilizzare il vaccino anche per evitare che pazienti affetti da diabete di tipo 2 possano diventare insulino-dipendenti, per la prevenzione dell'insulino-dipendenza nei bambini a rischio e per migliorare la sopravvivenza delle cellule produttrici di insulina successivamente a trapianto.
(Copyright © 2003 Medscape Inc..)

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Prosegue la prescrizione inappropriata di metformina in pazienti ospedalizzati

17 giugno 2003 (Medscape) - Il Dott. Peter Dumo (Detroit, Michigan, USA) ha presentato i risultati di uno studio retrospettivo che ha analizzato le cartelle cliniche di 314 pazienti ospedalizzati ai quali era stata prescritta metformina. Nel 44% dei casi era presente una controindicazione all'impiego del farmaco (più spesso uno scompenso cardiaco congestizio o insufficienza renale), che ha posto tali pazienti maggiormente a rischio di sviluppo di acidosi lattica. Nel 32% dei casi, inoltre, pazienti con una controindicazione all'uso della metformina sono stati dimessi con l'indicazione al suo impiego. Il Dott. Dumo non si è detto favorevole all'eliminazione della metformina dagli ospedali, ma ha sottolineato la necessità di una maggior informazione tra il personale medico per garantire un uso sicuro ed efficace del farmaco nei pazienti ricoverati.
(Copyright © 2003 Medscape Inc..)

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