|
Associate
Clinical Professor of Medicine, Mount
Sinai Medical School, New York, NY,
USA
Il Seventh Report of
the Joint National Committee on Prevention,
Detection, Evaluation, and Treatment
of High Blood Pressure, noto come
JNC7[1],
è stato pubblicato nel maggio
2003 con importanti indicazioni per
il trattamento dell'ipertensione nelle
persone affette da diabete mellito.
La pressione arteriosa sistolica ideale
per un paziente diabetico è
<130 mmHg, e quella diastolica
<80 mmHg - entrambe inferiori di
10 mmHg rispetto ai valori ideali
per i soggetti non diabetici.
All'ADA chi qui scrive ha avuto un'interessante
conversazione con un famoso esperto
di ipertensione riguardo un importante
aspetto in proposito: evitare un eccessivo
abbassamento della pressione diastolica,
soprattutto in soggetti con una patologia
cardiaca ischemica sintomatica, per
i quali la perfusione coronaria potrebbe
ridursi per valori inferiori a 70
mmHg. Alcuni ritengono sia preferibile
evitare di scendere sotto i 60 mmHg.
E, naturalmente, poiché il
diabete può associarsi all'assenza
di sintomatologia manifesta di patologia
coronarica, dovremmo applicare tali
considerazioni per tutti i soggetti
a rischio?
Considerata la rigidità delle
arterie con ampie escursioni pressorie,
caratteristica di molte persone diabetiche
anziane, tali considerazioni suggeriscono
che spesso è preferibile evitare
di raggiungere i livelli sistolici
ideali. Se ad un soggetto diabetico
con una pressione arteriosa di 180/80
riduciamo la pressione sistolica a
130, scenderà di 50 punti anche
la pressione diastolica, andando a
30? O questa si ridurrà in
maniera proporzionale, ad esempio
a 58? In entrambi i casi una tale
riduzione dei valori pressori è
imprudente. Certamente, c'è
un problema di "curva a forma
di J": una riduzione insufficiente
dei valori pressori, o una eccessiva,
causano conseguenze sfavorevoli. Vale
la pena notare come nessuno degli
studi utilizzati per redigere le raccomandazioni
sulla pressione arteriosa del JNC7
abbia ridotto nel gruppo d'intervento
i valori pressori medi fino a raggiungere
il goal indicato. Ad esempio, i dati
sulla riduzione pressoria dello studio
UKPDS[2]
si basano sull'analisi di 1148 pazienti
affetti da ipertensione: un terzo
dei pazienti è stato randomizzato
come gruppo di controllo, con una
pressione di circa 154/87, mentre
gli altri due terzi sono stati trattati
in modo "intensivo" con
captopril o atenololo, raggiungendo
un livello medio di 144/82. Il trattamento
ha ridotto la mortalità legata
al diabete di quasi un terzo, gli
endpoint microvascolari di oltre un
terzo e gli ictus di quasi la metà.
Un altro interessante argomento sul
quale abbiamo discusso sono i potenziali
effetti negativi dei farmaci antiipertensivi
sulla glicemia. Secondo il JCN7, che
si basa principalmente sui dati dell'Antihypertensive
and Lipid-Lowering Treatment to Prevent
Heart Attack Trial (ALLHAT)[3]
e sull'UKPDS, come prima scelta terapeutica
per i pazienti diabetici si dovrebbero
utilizzare diuretici tiazidici e sia
ACE-inibitori (ACEI), sia inibitori
del recettore dell'angiotensina (ARB).
Indipendentemente da quale di questi
si adotti come prima scelta, successivamente
si dovrebbe scegliere la combinazione
di un tiazidico con un ACEI o un ARB,
aggiungendo i beta-bloccanti come
terzo agente, con i calcioantagonisti
raccomandati come terza scelta alternativa
o come quarto trattamento. Tuttavia,
la dose di clortalidone utilizzata
nell'ALLHAT era più potente
della dose di idroclorotiazide solitamente
raccomandata (12,5-25 mg), provocando
un maggior rischio di diabete. L'atenololo
provocava effetti indesiderati sul
peso e sulla glicemia nell'UKPDS.
I calcioantagonisti non diidropiridinici
potrebbero essere non indicati in
caso di proteinuria. Il mio illustre
collega mi ha detto che non devo preoccuparmi
di tali effetti, e consiglia di usare
la combinazione più efficace
per ridurre la pressione arteriosa.
Sarà vero?
Uso certamente i diuretici, ma mi
astengo dall'utilizzare alte dosi.
Utilizzo regolarmente i beta-bloccanti,
specialmente nei pazienti con diabete
e riduzione della funzione cardiaca,
o un recente evento coronarico, ma
i beta-bloccanti puri possono avere
un profilo metabolico meno appetibile,
rispetto ai beta-bloccanti con azione
anche alfa-bloccante. Altro suggerimento
fornitomi dal collega è quello
di utilizzare insieme, nei pazienti
con ipertensione arteriosa resistente,
calcioantagonisti diidropiridinici
e non diidropiridinici, trattamento
altrettanto efficace rispetto al minoxidil
in questa categoria di persone.
|
|