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Il
paziente adulto
Durante un simposio del metting ADA
2003[1]
dedicato agli obiettivi non glicemici
del trattamento del diabete di tipo
2, il Dott. Harold Lebovitz (State
University of New York Health Science
Center, Brooklyn, USA), ha trattato
una serie di argomenti del paziente
adulto.
Per il controllo dell'ipertensione,
egli ha sottolineato l'importanza
del trattamento con inibitori dell'enzima
di conversione dell'angiotensina (ACE-inibitori).
Il Dott. Lebovitz ha tuttavia suggerito
che è proprio come trattamento
dell'ipertensione arteriosa che tali
agenti sono efficaci, e che gran parte
dell'effetto antiaterosclerotico riscontrato
per l'ACE-inibitore ramipril, nello
studio Heart Outcomes Protection Evaluation
(HOPE), deriva dalla sua efficacia
di riduzione della pressione arteriosa.
L'agente è stato somministrato
ai partecipanti allo studio la sera,
forse riducendo il suo effetto visibile
quando la pressione arteriosa veniva
misurata durante il giorno, nel report
dello studio principale[2],
ma un sottostudio HOPE di monitoraggio
ambulatoriale della pressione arteriosa
nelle 24 ore ha mostrato che la pressione
media sistolica e diastolica diminuivano
rispettivamente di 12 mm Hg e 5 mm
Hg[3],
avvalorando tale interpretazione.
Sia gli ACE-inibitori, sia gli antagonisti
del recettore dell'angiotensina (ARB)
sono efficaci nei soggetti diabetici.
Il losartan ha dimezzato la proteinuria
e ha ridotto lo sviluppo di nefropatia
e scompenso cardiaco di circa un terzo
nello studio Reduction of End Points
in Type 2 Diabetes With the Angiotensin
II Antagonist Losartan (RENAAL), che
ha coinvolto 1513 soggetti affetti
da diabete di tipo 2 e nefropatia
clinica[4].
Si è convenuto che l'obiettivo
della riduzione del colesterolo LDL
fosse portato a 100 mg/dl. Il Dott.
Lebovitz ha tuttavia sottolineato
che l'Heart Protection Study (HPS)[5]
"ha modificato ogni nostra convinzione"
su come iniziare a prescrivere le
statine. In questo studio, 20.536
soggetti dai 40 agli 80 anni di età
ad accresciuto rischio di patologia
cardiovascolare (CVD), per CVD nota,
diabete, o ipertensione, hanno presentato
una riduzione di circa il 25% delle
percentuali di coronaropatia (CHD),
ictus, e della necessità di
rivascolarizzazione quando trattati
con simvastatina. Il beneficio relativo
era simile nei 5963 soggetti affetti
da diabete, e in coloro che alla partenza
dello studio presentavano un LDL <100
mg/dl, 100-130 mg/dl, o >130 mg/dl.
Ogni mille soggetti diabetici trattati
per 5 anni, potevano essere evitati
70 eventi, con un NNT ("number
needed to treat") di 14, più
che accettabile.
"Occorre che ci si chieda: Dovremmo
preoccuparci dell'HDL?" ha proseguito
il Dott. Lebovitz. Nel Veterans Administration
HDL Intervention Trial (VA-HIT) [6],
2531 uomini con meno di 75 anni che
alla partenza dello studio presentavano
HDL </=40, LDL </=140 e trigliceridi
</=300 sono stati trattati per
5,1 anni con gemfibrozil o placebo.
In media, l'HDL è aumentato
da 31,5 a 33,5, e i trigliceridi si
sono abbassati da 160 a 110 mg/dl.
Si è verificata una riduzione
del 24% del rischio relativo di eventi
sia negli uomini affetti da diabete,
sia in quelli privi di tale patologia,
sebbene la riduzione assoluta del
rischio sia stata maggiore nei soggetti
diabetici per via del loro più
elevato livello di partenza. Un'ulteriore
analisi ha suggerito che predittivo
del beneficio non è stato l'abbassamento
della trigliceridemia, quanto l'incremento
del colesterolo HDL[7].
Il Dott. Lebovitz si è chiesto
se fosse possibile ottenere risultati
migliori utilizzando un trattamento
intensivo per i lipidi e la pressione
arteriosa, ma anche l'aspirina. Nello
studio Steno2, 160 soggetti affetti
da diabete di tipo 2 e microalbuminuria
sono stati randomizzati per essere
sottoposti a trattamento ordinario
da parte dei medici di base o da una
clinica specialistica, con obiettivi
di trattamento aggressivo[8].
Nel 1993, gli obiettivi della pressione
arteriosa e del colesterolo totale
erano di 140/85 e 190, e nel 2000
questi valori sono scesi rispettivamente
a 130/80 e 175. L'obiettivo della
HbA1c era di 6,5%, e i pazienti del
gruppo d'intervento sono stati trattati,
quando possibile, con aspirina. Il
trattamento ipoglicemizzante faceva
uso di sulfonilurea, o di metformina,
di entrambe, o di uno degli agenti
orali più insulina NPH. La
HbA1c ottenuta era rispettivamente
attorno all'8 e al 9% nei gruppi d'intervento
e di controllo. Meno del 15% del gruppo
di intervento ha raggiunto l'obiettivo
di HbA1 <6,5%, il che, ha suggerito
il Dott. Lebovitz, significa che "il
controllo glicemico a lungo termine
è incredibilmente arduo".
Il trattamento dell'ipertensione arteriosa
con ACE-inibitori, ARB, o entrambi
(combinazione che il Dott. Lebovitz
suggerisce di non utilizzare di routine)
è stato somministrato alla
maggior parte del gruppo di intervento,
ma a solo il 15% del gruppo di controllo.
Le statine sono state somministrate
al 57% del gruppo d'intervento e al
14% del gruppo di controllo, mentre
l'aspirina al 60% del gruppo d'intervento
e al 10% del gruppo di controllo.
Nel gruppo trattato in maniera intensiva
la pressione arteriosa e i lipidi
si sono effettivamente abbassati.
Il risultato è stato una riduzione
del 53% degli eventi clinici macrovascolari,
del 61% delle nefropatie, e del 58%
delle retinopatie. Il Dott. Lebovitz
ha concluso affermando che "vi
è ottima evidenza per cercare
di ottenere uno stretto controllo
dei parametri non glicemici",
sottolineando ulteriormente che "è
molto più facile controllare
la pressione arteriosa e i lipidi
e assumere un'aspirina (che tenere
sotto controllo la glicemia)".
Il paziente
pediatrico
Il Prof. Philip S. Zeitler (Children's
Hospital, Denver, Colorado, USA) ha
tenuto una relazione sulle scelte
terapeutiche non riguardanti la glicemia
nei pazienti pediatrici affetti da
diabete di tipo 2[1].
Egli ha menzionato l'alta prevalenza
di questa condizione, sottolineando
che diversi decenni or sono il 2%
dei bambini diabetici era affetto
da diabete di tipo 2, mentre ora lo
è il 40%. Inoltre, il diabete
di tipo 2 nei bambini è stato
segnalato in tutto il mondo, suggerendo
che il problema è in crescita.
La maggior parte dei bambini affetti
da diabete di tipo 2 appartiene alle
minoranze etniche. Le bambine superano
i maschi di 2-3 volte, e l'età
media all'insorgenza della patologia
è di 13 anni, che correla con
la media della pubertà, un
periodo di ridotta sensibilità
all'insulina. L'80% ha un'anamnesi
familiare positiva, tutti sono soprappeso
e la maggior parte è obesa,
e il 60% ha problemi fisici, quali
l'acanthosis nigricans, che suggeriscono
la presenza di insulino-resistenza.
La causa dell'incremento della frequenza
del diabete di tipo 2 tra i bambini
non sembra essere un cambiamento nel
patrimonio genetico della popolazione,
la cui alterazione sarebbe improbabile
in soli pochi decenni; piuttosto parrebbero
esserlo i cambiamenti dello stile
di vita associati al triplicarsi delle
percentuali di obesità infantile
tra il 1960 e il giorno d'oggi. L'alimentazione
si basa in gran parte su fast food
e snack, che sono poco costosi, ma
altamente calorici; le porzioni sono
sempre maggiori; i cambiamenti culturali,
quale il nuovo concetto che non ci
si debba mai sentire nemmeno leggermente
affamati, e le pubblicità alimentari,
bastano per incoraggiare ulteriormente
l'aumento del peso. Inoltre, "il
consumo calorico è in diminuzione"
per il crescente uso dell'automobile
a scapito delle camminate, a scuola
si riduce il tempo dedicato all'attività
fisica, si ha meno tempo per giocare
a casa, trascorrendo più tempo
in attività sedentarie quali
giocare ai videogame, utilizzare il
computer e guardare la televisione.
Il Prof. Zeitler ha affermato che
guardare la televisione è diventato
irresistibile, per i bambini, per
via del numero sempre crescente di
canali televisivi. Praticare sport
è diventato costoso, enfatizzando
pericolosamente l'eccellenza nell'attività
fisica, così che quando i bambini
non sono "abili atleti"
vengono incoraggiati ad "abbandonare
la squadra".
Il Prof. Zeitler ha affermato che
la patogenesi del diabete di tipo
2 nei bambini è uguale a quella
negli adulti, con una riduzione sia
dell'attività, sia della secrezione
dell'insulina. Egli ha espresso una
sua convinzione, affermando che il
diabete di tipo 2 nei bambini, comunque,
"deve riflettere una peggiore
alterazione dello stile di vita rispetto
a quella generalmente presente tra
la media degli adulti diabetici".
La maggior parte dei bambini diabetici
ha un'anamnesi familiare positiva
per diabete di tipo 2: il 45% ha una
madre diabetica, il 45% ha un padre
diabetico, e il 27% dei bambini affetti
da diabete di tipo 2 ha entrambi i
genitori diabetici. Spesso, il grado
di compenso glicemico nei genitori
di questi bambini è scarso.
Uno studio ha mostrato una HbA1c media
del 13% tra le madri diabetiche. I
componenti della famiglia sono quasi
tutti obesi, i regimi alimentari sono
ricchi di grassi e poveri di fibre,
e generalmente questi bambini guardano
la televisione dalle 3 alle 5 ore
al giorno.
Un fattore importante per molte di
queste famiglie, e per gli stessi
pazienti, è una scarsa capacità
culinaria e la mancanza di accesso,
nei mercati locali, a frutta e verdura
fresche. Il riconoscimento e la prevenzione
del "binge eating" è
importante. Quando si inizia un trattamento
bisognerebbe identificare "il
significato che il cibo possiede in
queste famiglie", e come l'assunzione
del cibo possa essere associata con
lo stress familiare, la violenza domestica
e altri problemi psicosociali. Inoltre,
questi bambini obesi sono molto isolati,
con una scarsa immagine di sé
e una scarsa autostima, e tendono
a "stare con i propri genitori".
Il diabete di tipo 2 nei bambini è
spesso associato a problemi non glicemici,
tra cui l'ipertensione, la dislipidemia,
l'apnea nel sonno, la steatosi epatica
non alcolica (NAFLD), la sindrome
dell'ovaio policistico (PCOS), e,
in maniera preoccupante, le patologie
psichiatriche. A molti di questi bambini
sono somministrati farmaci psichiatrici,
spesso i più recenti agenti
antipsicotici atipici, che costituiscono
potenziali cause di obesità.
Considerata la frequenza dell'apnea
nel sonno e della NAFLD, si dovrebbe
porre attenzione nei confronti di
queste condizioni, che potrebbero
richiedere un trattamento. L'apnea
nel sonno può essere più
comune che negli adulti, con un grado
di obesità paragonabile, a
causa della presenza frequente di
iperplasia del tessuto linfoide faringeo.
La NAFLD può essere presente
in più di un terzo degli adolescenti
affetti da diabete di tipo 2, arrivando
forse anche al 50%, con evidenza di
una risposta potenziale alla metformina.
Un recente consensus statement, pubblicato
simultaneamente su Circulation e su
Journal of Pediatrics[9,10],
ha raccomandato gli obiettivi per
la glicemia, i lipidi, la pressione
arteriosa e il peso. Gli interventi
sul comportamento e il regime alimentare
sono sicuri ed efficaci. L'obiettivo
per la riduzione dell'LDL è
stato portato a 160 mg/dl (per quanto
si possa discutere per livelli <130
o <100 mg/dl). L'obiettivo per
i trigliceridi è <150 mg/dl,
con un trattamento farmacologico raccomandato
per livelli superiori ai 400 mg/dl.
L'obiettivo per l'HDL è >35
mg/dl, nonostante non siano state
promulgate linee guida terapeutiche.
L'obiettivo per la pressione arteriosa
è <95° percentile per
età e dimensione corporea,
prendendo in considerazione un trattamento
farmacologico nel caso di una mancata
riduzione con dieta ed esercizio fisico.
L'obiettivo del peso è <95°
percentile per età.
Vi sono numerosissime differenze nell'approccio
terapeutico tra gli adulti e i bambini
affetti da diabete. I bambini generalmente
presentano anomalie dello stile di
vita più severe, l'addizionale
resistenza insulinica della pubertà
e gli stress psicologici della loro
età, così come gli stress
familiari. Gli adolescenti hanno un'aspettativa
di vita lunga. Le ragazze possono
rimanere gravide, con la possibilità
di un rischio aumentato di patologia
per la loro progenie. Il Prof. Zeitler
ha suggerito che "la lunga durata
della patologia, il rischio di complicanze
e il rischio per le generazioni future
richiedono che si punti ad un cambiamento
a lungo termine".
Il medico che si occupa del trattamento
deve cercare di fornire consigli sullo
stile di vita, il regime alimentare,
il fitness e l'esercizio fisico. Si
deve cercare di ottenere una volontà
di cambiare da parte dell'individuo,
perché un intervento duraturo
sarà efficace solo se il paziente
e la famiglia saranno attenti. Tali
pazienti sono per molti aspetti adolescenti
tipici "in cerca di indipendenza",
e quindi resistenti ai consigli dati
dall'équipe diabetologica.
L'obiettivo dietetico deve essere
l'interruzione dell'aumento ponderale
per i bambini ancora in crescita,
e la solita raccomandazione di una
perdita del 5-7% del peso corporeo
per chi ha terminato la fase di accrescimento.
Si dovrebbero cercare di identificare
le abitudini deleterie, compresa l'assunzione
di cibi comodi, di snack, di grandi
porzioni, e delle varie forme di "zucchero
liquido." Il Prof. Zeitler ha
sottolineato che "i computer
sono migliori della televisione, perché
non è possibile mangiare mentre
li si utilizza".
Questi pazienti andrebbero incoraggiati
a svolgere esercizio fisico per 20-30
minuti al giorno, 5-6 giorni la settimana.
E' appropriato un moderato esercizio
aerobico, specialmente perché
questi bambini hanno un consumo massimo
di ossigeno inferiore a quello dei
corrispondenti individui obesi non
affetti da diabete; quindi, per loro,
iniziare un esercizio è fisicamente
più difficile. "Essi sono
intimiditi da tutti quei bambini attorno
a loro che sanno come allenarsi",
ha detto il Prof. Zeitler.
Il Prof. Zeitler ha concluso affermando
che si deve tendere agli obiettivi
tradizionali, e in più aiutare
questi bambini a superare le barriere
dei cambianti dello stile di vita,
delle pressioni sociali, del comportamento
della famiglia e dei problemi psichiatrici
che si rivelano basilari allo sviluppo
della loro patologia.
Bibliografia
di riferimento
1. |
|
1.
Lebovitz H, Zeitler P. Current
Issues: Non-glycemic targets in
type 2 diabetes: How aggressive
should we be? Program and abstracts
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Louisiana. |
2. |
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2.
Heart Outcomes Prevention Evaluation
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Abstract
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Svensson P, de Faire U, Sleight
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4.
Brenner BM, Cooper ME, de Zeeuw
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5.
MRC/BHF Heart Protection Study
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Abstract
|
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