18th International Diabetes Federation Congress
   
Paris, France, 24-29 agosto 2003
 

Focus epidemiologico internazionale sul diabete
di Zachary T. Bloomgarden, MD
 

 
  America Latina
Il 18° Congresso dell'International Diabetes Federation (IDF) di Parigi è stato fra l'altro anche occasione di confronto dei dati epidemiologici internazionali. La Dott.ssa Martha De Sereday (Buenos Aires, Argentina) ha presentato dati sull'America Latina, dove la prevalenza di obesità (BMI >30) varia dal 10 al 30%, con percentuali di soggetti in sovrappeso che, in Argentina, arrivano al 38% della popolazione adulta. In questo paese, la prevalenza del diabete mellito tra gli adulti è del 7-8%, il 50% dei quali circa è affetto anche da dislipidemia, ipertensione e obesità. Le caratteristiche metaboliche dei pazienti, alla diagnosi di diabete, sono simili a quelle descritte nel Regno Unito dall'United Kingdom Prospective Diabetes Study (UKPDS), così come la prevalenza di complicanze microvascolari presenti al momento della diagnosi. Nella popolazione degli indios Mapuche, che hanno recentemente adottato uno stile di vita più moderno, la prevalenza di obesità è notevolmente aumentata, con un aumento parallelo dei casi di diabete (dall'1% al 3,6% nelle aree rurali, e all'8,6% nelle aree urbane) [1].

Nella casistica raccolta dalla Dott.ssa De Sereday a Buenos Aires, sulla base dell'analisi della relazione tra casi di diabete gestazionale identificati tramite screening e neonati macrosomici, si sono dimostrati efficaci per fare diagnosi di diabete il test con 50 g di glucosio, con valutazione della glicemia dopo 1 ora (glicemia >137 mg/dl) e quello con 75 g con valutazione glicemica dopo 2 ore (glicemia >119 mg/dl). Per quanto riguarda il diabete di tipo 1, la prevalenza osservata è risultata dello 0,042% nella fascia di età 3-13 anni e dello 0,125% in quella 13-20 anni. L'incidenza (6,5/100.000 bambini/anno) pare non essere aumentata negli ultimi anni.

Paesi arabi
Il Dott. Albach [2] ha tracciato un quadro della malattia in 22 paesi del mondo arabo, per una popolazione complessiva di 300 milioni di individui. La prevalenza di diabete è aumentata dal 2-3% negli anni precedenti il 1980 al 5-16% attuale, con dati eccedenti il 10% degli adulti in paesi come la Giordania, la Libia, il Marocco, l'Oman e il Pakistan. L'obesità riguarda una percentuale compresa tra il 16% e il 50% dei diabetici, in questa regione; dislipidemia e ipertensione arteriosa sono presenti, rispettivamente, in percentuali comprese tra 20-38% e 24-46% con tassi elevati di prevalenza di nefropatia e retinopatia [3].

Il diabete nelle popolazioni indigene
Il Dott. Bernard Zinman (Toronto, Canada), presentando la "Banting and Best Memorial Lecture" sul "Diabete nelle popolazioni indigene: sfide e successi" [4], ha sottolineato come l'elevata incidenza del diabete tra queste popolazioni sia globale: dagli indiani Pima in Arizona, ai Nauru nel Pacifico, agli aborigeni australiani e ai Maori in Nuova Zelanda, agli Inuit in Groenlandia, e agli Oji-Cree nell'Ontario (Canada). Queste popolazioni hanno in comune una storia recente di colonizzazione, di perdita dei valori culturali tradizionali e dei loro stili di vita, ma anche della loro lingua e della religione; tassi di disoccupazione elevati; una sensazione di oppressione da parte della società dominante; ma soprattutto modificazioni drammatiche della loro alimentazione e della spesa energetica.

Tra gli individui della popolazione degli Oji-Cree, che detiene il terzo posto tra le popolazioni a più elevata prevalenza di diabete di tipo 2, le malattie metaboliche hanno soppiantato quelle infettive (soprattutto la tubercolosi) come flagello della comunità.

Il Dott. Zinman ha parlato di un progetto di prevenzione primaria (The Sandy Lake First Nation Health and Diabetes Project), rivolto soprattutto ai soggetti in età scolare, che tenta di fornire consigli nutrizionali e di favorire l'attività fisica. È stato realizzato anche un sito web [5], nel tentativo di creare un collegamento virtuale tra le comunità indigene sparse per il globo.

Test di screening
Il Dott. Deedwania e coll. [6] hanno presentato i risultati di uno screening di tolleranza al glucosio multinazionale condotto su 17514 soggetti senza diabete noto. Questi soggetti avevano 50 anni o più, con un'anamnesi per patologia cardiovascolare (CVD) positiva, o almeno 55 anni, con la presenza di fattori di rischio CDV. Solamente il 35% di questi soggetti è risultato avere una normale tolleranza al glucosio, e ben il 23% possedeva i criteri di diagnosi di diabete; il 30% aveva un IGT [impaired glucose tolerance], e il 12% un IFG isolato [impaired fasting glucose; glicemia basale = 110-125 mg/dl].
L'intento dello studio era quello di identificare una popolazione per la quale fosse particolarmente utile lo screening per il diabete; dopo aggiustamento dei dati per età, etnia, sesso e BMI sono risultati fattori di rischio associati ad un anormale metabolismo glicidico l'ipertensione arteriosa, il colesterolo HDL, i trigliceridi e la presenza di albuminuria.

In un altro studio sono stati sottoposti a screening 50 soggetti selezionati a caso tra coloro che, senza un diabete noto, erano stati ospedalizzati con una glicemia, al momento del ricovero, compresa tra 126 e 200 mg/dl. Garg e coll. [7] hanno rilevato nel 20% di essi criteri diagnostici di diabete, e nel 40% di IGT, suggerendo un altro sottogruppo di individui facilmente identificabili che potrebbe trarre particolare beneficio da uno screening glicemico.

Pratica clinica: differenze tra paesi diversi
Alcuni lavori hanno permesso di confrontare aspetti di pratica clinica, tra i diversi paesi, rilevandone le differenze. I dati retrospettivi presentati dal Dott. Bowman e coll. [8], riguardanti 1095 soggetti affetti da diabete di tipo 2 osservati negli USA nel periodo 1997-2000, indicano un calo nell'impiego di sulfoniluree (SU) in monoterapia, nel periodo di osservazione, dal 64% al 36%. L'utilizzo della monoterapia con metformina è rimasto relativamente costante (dal 17 al 15%), mentre l'associazione metformina + SU è aumentata dal 5 al 18%; l'utilizzo di insulina da sola è rimasto stabile (11-12%), mentre l'associazione insulina + ipoglicemizzanti orali è aumentata dall'1 al 2%. Complessivamente, i trattamenti combinati sono passati dal 6 al 27%. I livelli medi di HbA1c, tuttavia, hanno subito (in questo periodo) solamente una modestissima riduzione: dall'8,4 all'8,2%.

I dati riguardanti 11418 soggetti diabetici seguiti presso 28 diversi centri del Giappone, presentati dal Dott. Kanatsuka e coll. [9], indicano che l'80% di questi soggetti sono in terapia orale (l'80% di questi, in monoterapia, prevalentemente una SU). Il 30% di questa popolazione è in trattamento insulinico: solamente il 35% di questi in associazione con ipoglicemizzanti orali.

Per quanto riguarda l'Europa, lo studio del Dott. Mulnier e coll. [10] ha analizzato i dati relativi al periodo 1992-2000 di un database di medici di medicina generale del Regno Unito. In tale lasso di tempo, la percentuale di pazienti passati a terapia insulinica è cresciuta dal 3,4 al 5,6%.


Bibliografia di riferimento

  1. De Sereday M. Epidemiology of diabetes: from seeding to harvest. Bernardo Houssay Memorial Lecture. Presented at the 18th International Diabetes Federation Congress; August 24-29, 2003; Paris, France.
  2. Albach NM. Increased prevalence rate of diabetes mellitus and associated risk factors in the Arab world. Presented at the 18th International Diabetes Federation Congress; August 24-29, 2003; Paris, France. Poster 1364.
  3. Diabetes in Arab World. Web site. Available at www.arabdiabetes.org.
  4. Zinman B. Diabetes in indigenous people: challenge and successes. Banting and Best Memorial Lecture. Presented at the 18th International Diabetes Federation Congress; August 24-29, 2003; Paris, France.
  5. Sandy Lake Health and Diabetes Project. http://www.sandylakediabetes.com
  6. Deedwania PC, Krum H, Horton E, et al. NAVIGATOR trial shows a relationship between cardiovascular disease risk factors and abnormal glycemic status. Presented at the 18th International Diabetes Federation Congress; August 24-29, 2003; Paris, France. Abstract 1414.
  7. Garg R, Gopal J, Agarwal AK, Jones GR. Screening for type 2 diabetes: recognition of a new high risk population. Presented at the 18th International Diabetes Federation Congress; August 24-29, 2003; Paris, France. Poster 1501.
  8. Bowman L, Hayes RP, Long S, Chang S, Crown W. Diabetes drug prescribing patterns in managed care. Presented at the 18th International Diabetes Federation Congress; August 24-29, 2003; Paris, France. Poster 1438.
  9. Kanatsuka A, Kobayashi M, Takagi H. Actual using status of insulin preparations and oral hypoglycemic agents in Japan? CoDiC-based analysis of clinical data obtained at multiple institutions. Presented at the 18th International Diabetes Federation Congress; August 24-29, 2003; Paris, France. Poster 1365.
  10. Mulnier HE, Bromley S, de Vries C, Lawrenson R. Conversion rate to insulin in patients with type 2 diabetes. Presented at the 18th International Diabetes Federation Congress; August 24-29, 2003; Paris, France. Poster 1384.
 
     
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