<% %> Infodiabetes.it - Congresso ADA 2003
 
 
     
June 4 - 8, 2004, Orlando, Florida  

Effetti exenatide

 

  Effetti dell’exenatide in aggiunta a un trattamento ipoglicemizzante orale tradizionale
Marco Gallo
 
 

(Orlando, 6 giugno 2004) - Nella sessione dedicata agli ultimi risultati derivanti dai trial clinici, il Prof. Ralph DeFronzo (University of Texas, San Antonio, USA) ha presentato i risultati di uno studio clinico multicentrico di fase III, in cieco, randomizzato e controllato verso placebo, riguardante gli effetti dell’aggiunta di exenatide, molecola capostipite di una nuova classe di farmaci (gli incretino-mimetici), a metformina, in pazienti con un compenso metabolico insoddisfacente (HbA1c - emoglobina glicata media, all’inizio dello studio, di 8,2%).

La molecola è una versione sintetica dell’exendin-4, ormone presente nella saliva di una lucertola americana, il Gila Monster, famosa per alimentarsi solamente 4 volte l’anno, disattivando il proprio pancreas per i periodi rimanenti. Della molecola si era già parlato nel corso del 2003, in virtù dei brillanti risultati preliminari ottenuti (1,2).

Dopo un periodo di run-in di 4 settimane con un trattamento di 5 mcg bid tramite iniezioni sottocute, l’exenatide è stata somministrata al dosaggio di 5 mcg bid (gruppo A: 110 soggetti) o 10 mcg x 2/die (gruppo B: 113 soggetti) per altre 26 settimane; 113 soggetti (gruppo C) sono stati trattati con placebo (in aggiunta a metformina 1500 mg/die, come tutti gli altri individui dello studio). L’adesione al trial è stata buona, con percentuali di drop out sostanzialmente equivalenti nei tre gruppi (gruppo A e gruppo B: 18%; gruppo C: 21%). L’età media dei soggetti era di 53 anni, la durata media di malattia di 6 anni, e il BMI di 34 kg/mq.

I soggetti dei gruppi in trattamento hanno ottenuto una riduzione dei livelli di HbA1c dello 0,4% (gruppo A) e dello 0,8% (gruppo B), la qual cosa ha consentito il raggiungimento del target glicemico di una HbA1c <7,0%, alla trentesima settimana, al 32% dei soggetti del gruppo A e al 46% del gruppo B (contro il 13% del gruppo C), con un buon effetto di riduzione delle glicemie post-prandiali.

A rendere ancora più interessante la molecola, il suo effetto di riduzione del peso, già significativo al dosaggio di 5mcg bid (-1,6 kg vs placebo; p<0,05), e pari a -2,8 kg (p<0,001) per quello di 10 mcg bid.

L’effetto ipoglicemizzante e quello di riduzione del peso si sono mantenuti anche nella prosecuzione dello studio fino a 52 settimane.

La percentuale di pazienti che ha interrotto lo studio per la comparsa di effetti collaterali (prevalentemente nausea da lieve a moderata, diarrea e vomito) è stata relativamente bassa: l’1% nel gruppo A e il 3% nel gruppo B (da 1,5 a 3 volte più frequenti, rispetto al gruppo trattato con placebo); tali effetti tendevano a scomparire con la prosecuzione del trattamento. Nessun soggetto ha presentato ipoglicemie severe; anche il numero totale di episodi ipoglicemici non è stato superiore a quello degli individui del gruppo C (5% per entrambi).

Al termine della relazione, il Prof. DeFronzo ha presentato i dati preliminari di uno studio simile, nel quale l’exenatide era stata somministrata in aggiunta a metformina (1500 mg) + sulfaniluree (al minimo o al massimo dosaggio consentito) a 722 soggetti con una durata di malattia diabetica di 9 anni. Anche in questo caso, i risultati hanno evidenziato una buona efficacia del trattamento (raggiungimento del target glicemico nel 34% dei soggetti), a scapito di qualche episodio ipoglicemico in più (28% nel gruppo trattato con exenatide 10µg, in aggiunta a sulfaniluree e metformina, vs 13% nel gruppo placebo).

Secondo i ricercatori, l’effetto dell’exenatide potrebbe derivare dalla sua capacità di prolungare il breve tempo di emivita del GLP-1 (glucagon-like peptide 1), incretina intestinale naturale stimolante la secrezione di insulina. Insieme al GIP (glucose-dependent insulinotropic PP), il GLP-1 è responsabile del 90% dell’effetto di stimolo sulla produzione di insulina determinato dal glucosio per os, (superiore, a parità di quantità, rispetto a quello del glucosio per via iv), e dell’invio di segnali di sazietà al sistema nervoso centrale. Altri effetti riconosciuti a queste incretine sono il rallentamento dello svuotamento gastrico e l’inibizione della produzione di glucagone. Studi precedenti avevano in effetti dimostrato come i livelli post-prandiali di GLP-1 fossero ridotti negli individui affetti da diabete mellito tipo 2 o da IFG (alterata glicemia a digiuno).

Bibliografia

1. www.infodiabetes.it Clinical News dall’ADA 63th Annual Scientific Sessions (13-17 giugno 2003, New Orleans, Louisiana)

2. www.infodiabetes.it Clinical news dal 18th International Diabetes Federation Congress (24-29 agosto 2003, Parigi, Francia)

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